2007 e 2012 Giunta Tosi

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Elezioni amministrative del 2007 e 2012

Sindaco: Flavio Tosi

IL 28 maggio 2007, il leghista Flavio Tosi, con un’alleanza composta da Forza Italia, A.N., Lega Nord, U.D.C., Partito dei Pensionati e una lista civica, vinse al primo turno con il 60,75%, contro il sindaco uscente Paolo Zanotto, che ottenne il 33,87%, sostenuto da Ulivo, Verdi, Comunisti italiani, Italia dei Valori, U.D.E.U.R., Liga Veneta Repubblica e una lista civica.
Flavio Tosi fu rieletto, sempre al primo turno, nel 2012, ottenendo il 57,33% con un’alleanza composta da una sua lista civica, dalla Lega Nord e da altre liste minori.
Il suo avversario, Michele Bertucco, sostenuto dal P.D., dalla lista civica Piazza Pulita, da S.E.L., da Italia dei Valori, dalla Federazione della Sinistra e dalla lista civica Forti per Verona.
si fermò al 22,73%,
Appena eletto sindaco, alla sua prima esperienza, ha cercato di rafforzare ed ampliare il proprio sostegno elettorale con interventi demagogici e populisti.
Operazioni che, pur essendo legittime, come la chiusura di negozi per motivi igienici gestiti da extracomunitari, erano utilizzate a fini propagandistici, mostrando il sindaco-sceriffo in prima fila assieme ai vigili, accompagnato dalle telecamere amiche delle televisioni locali.
Per gli stessi motivi demagogici, ha fatto separare le panchine pubbliche da un divisorio di ferro per evitare che i clochard si potessero distendere; ha chiuso con inferriate i portici degli edifici pubblici, per evitare che i senza tetto sostassero negli spazi aperti e coperti; ha proibito di consumare panini, gelati od altro, seduti sulle scalinate dei palazzi municipali.
Tutto questo per rafforzare la propria immagine di un inflessibile sindaco tutore dell’ordine e del decoro della città.
Un tipo di decoro che non ha superato neppure l’apparenza, considerando come le piazze storiche in realtà siano state ridotte a luoghi che ospitavano continuamente pacchiane sagre paesane.
Ma soprattutto non si era, o non aveva voluto accorgersi, della violenza urbana causata da bande di giovinastri che picchiavano, a volte a morte, chi appariva di idee diverse dalle loro.
Proseguendo nella sua attività di amministratore, ha avuto bisogno di soldi, molti soldi, per realizzare i tanti progetti promessi in campagna elettorale, come il traforo delle Torricelle, la riapertura di Ca’ del Bue, la Strada di Gronda a nord-ovest della città, il sistema del filobus, il restauro dell’Arsenale (assieme ai privati in project financing) ed altro ancora.
Per riuscire a recuperare le risorse economiche necessarie, ha venduto parecchi immobili storici di proprietà del Comune, alcuni dei quali avuti in eredità da cittadini benefattori.
Oltre a questo, per incamerare liquidità, ha partorito proposte irricevibili, come la copertura dell’Arena, il cimitero verticale, la ruota panoramica, o realizzato strutture inutili e in costante perdita economica come il museo della lirica AMO a palazzo Forti.
Fortunatamente, alcuni progetti, non sono stati realizzati, come quello del Traforo delle Torricelle; affossato dalla sua difficile se non impossibile realizzazione e dal rifiuto di tre dirigenti di assumersi la responsabilità sulla fattibilità del progetto Traforo. Questo, dopo che la Corte dei Conti aveva chiesto i motivi della mancata riscossione, da parte degli organi amministrativi, della fidejussione di garanzia, depositata dalla società che avrebbe dovuto garantire la realizzazione del progetto e che non è stata in grado di farlo.
Le vicissitudini economiche in cui si sono trovate le aziende partecipate, sono state causate soprattutto dal metodo clientelare di affidarne la direzione ai cosiddetti “amici”, anche se privi delle competenze necessarie a svolgere il proprio ruolo.
La Fondazione Arena è stata al limite fallimento; la Veronamercato e l’Ente Fiera sono andate in crisi. Lo stesso Consorzio ZAI, che sino alla metà degli anni ’90 aveva progettato e gestito con lungimiranza la ZAI, ha attraversato un momento difficile e non ha potuto concretizzare il progetto del Polo dell’Innovazione alla Marangona. L’aeroporto Catullo, a rischio fallimento, è stato parzialmente ceduto alla società concorrente che gestisce il Marco Polo a Venezia.
Anche la scelta degli assessori non fu felice. Nel 2013, Vito Giacino, assessore di Forza Italia nella prima amministrazione e vicesindaco iscritto al partito di Tosi “Fare”, nella seconda, venne indagato dalla Procura di Verona. Il 15 novembre del 2013 dovette dimettersi da vicesindaco e il 17 febbraio 2014 venne arrestato assieme alla moglie, Alessandra Lodi. Furono entrambi condannati.
Nonostante Verona fosse stata dichiarata dall’UNESCO, patrimonio dell’umanità, il sindaco Tosi aveva sposato la linea di pensiero che riteneva la valorizzazione delle opere d’arte, dei monumenti, dei reperti archeologici, dei contesti storico-urbani e degli ambiti naturalistici-ambientali, solo in funzione della loro fruizione commerciale, per realizzare il massimo profitto possibile. Considerava i tesori culturali di una città d’arte, come lo è Verona, occasioni per ospitare i più svarianti eventi, ovviamente se redditizi.

Giorgio Massignan coordinatore Veronapolis
Veronapolis

 

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