Ho appena letto quando dichiara l’ex sindaco Flavio Tosi al giornale on line ‘La Cronaca di Verona’ e avrei qualche obiezione da porre.
L’ex sindaco, ora deputato, sostiene che: “Dire no a una figura come Sandro Veronesi è come dire no a Re Mida. L’amministrazione Tommasi ha, ahimè, una visione provinciale”.
Specifico che il no della Giunta era relativo al progetto di realizzare alla Spianà un acquapark, di cui l’area gardesana è piena.
E: “Il Comune non dispone dei mezzi economici per sobbarcarsi da solo uno sforzo del genere. Per questo ho sempre portato avanti il connubio pubblico e privato, che si possono e devono mettere insieme, altrimenti a Verona non si realizza mai nulla di importante”.
Sembrerebbe che nei 10 anni di amministrazione Tosi, in cui il connubio pubblico e privato è stato il metodo di amministrare la città, Verona si sia trasformata in una meravigliosa metropoli; ma non mi pare sia così.
Dopo le due amministrazioni Tosi, noi veronesi ci siamo trovati con quasi tutti i ‘gioielli di famiglia’, i palazzi e i forti di proprietà del Comune, venduti.
Sono stati ceduti alla Fondazione Cariverona lo storico Palazzo del Capitanio e Palazzo Forti con l’intero isolato. Palazzo Gobetti, di origine quattrocentesca, fu venduto ad una immobiliare, che potrà realizzare appartamenti.
Sono stati liquidati l’ex convento francescano di San Domenico e il centralissimo palazzetto del Bar Borsa.
A tutto questo è necessario aggiungere l’assurda e contraddittoria operazione del supermercato davanti alla Fiera, in cui il Comune e i veronesi perdono uno dei più preziosi edifici del lascito Forti in cambio di un altro supermercato in ZAI.
I piani urbanistici del sindaco Tosi avevano previsto la costruzione di 3.000.000 mq per le attività direzionale, commerciale, turistica e produttiva, oltre ad altri 10.900 nuovi appartamenti.
Ricordo che a Verona ci sono circa 20.000 alloggi sfitti e non esisteva alcun bisogno di altri centri commerciali e direzionali.
Volumetrie che invece interessavano agli investitori privati.
Il connubio pubblico e privato funziona se i piani urbanistici pubblici espongono una chiara idea di città e se la Pubblica Amministrazione ha l’autorevolezza di ‘guidare’ gli investimenti privati a seguirne gli obiettivi.
Diventa negativo se gli investitori privati si sostituiscono a coloro che hanno il diritto-dovere di pianificare il territorio.
Proseguo con le scelte dell’ex sindaco.
Le aree collinari, paesaggisticamente preziose e ambientalmente fragili, non vennero salvaguardate e furono previsti 25.000 mq di residenziale ad Avesa e Quinzano.
Il Borgo degli Ulivi a Quinzano, abbandonato da anni, è uno degli esempi più chiari di questo modo di amministrare.
Un secondo esempio è stata la costruzione di 243 appartamenti e di vari negozi a Passalacqua, sul luogo dove sorgevano circa 200 alberi d’alto fusto; bloccando il progetto di un grande campus universitario.
Tosi ha cancellato la proposta della sindaca Sironi di spostare il museo di scienze naturali all’Arsenale e di destinare Palazzo Pompei a sede della facoltà di Giurisprudenza.
In alternativa aveva ipotizzato di cedere la gestione del 33% dell’Arsenale ai privati dell’Italiana Costruzioni SPA per un uso commerciale, per circa 50 anni, e di vendere Palazzo Pompei.
In compenso ci ha proposto la ruota panoramica, la copertura dell’Arena, il cimitero verticale ed altre amenità simili.
Per la mobilità ha cancellato il progetto della tramvia, approvato dalla giunta Sironi e parzialmente finanziato, imponendo alla città il filobus, che sta creando enormi disagi ai veronesi; e tentato di realizzare il traforo delle Torricelle dalla Valpantena al Saval.
Durante le sue amministrazioni la Fondazione Arena e l’aeroporto Catullo hanno rischiato il fallimento.
Ci sarebbe altro da scrivere ma mi fermo qui.
L’ex sindaco Flavio Tosi, non mi pare certamente la persona più adatta a consigliare come amministrare la nostra povera Verona.
Giorgio Massignan
Veronapolis