Il pino (Pinus pinea) è da sempre impiegato per alberare le nostre città . Forse è l’albero che più di altri esprime il carattere del paesaggio italiano e, non a caso, il suo nome comune è pino italico o pino domestico. Tipiche piante mediterranee, i pini profumano di resina e in estremo oriente evocano l’immortalità (A. Cattabiani – Florario) e quindi assieme ai cipressi sono gli alberi adatti per i cimiteri. Ma più dei cipressi, i pini con le loro svettanti e ampie chiome sembrano creati per ombreggiare e sappiamo tutti quanto ciò sia prezioso oggi per le nostre città sempre più calde.
Ma i pini amano in modo particolare respirare e non tollerano che le loro radici siano soffocate dall’asfalto e dal cemento.  Specie nel passato, personale poco competente ha messo a dimora gli alberi in spazi assolutamente non idonei: pochi centimetri di terreno libero intorno al tronco e il resto coperto dall’asfalto. Crescendo, le radici in cerca di aria spingono le pavimentazioni verso l’alto creando gibbosità e fratture con evidenti disagi per la fruizione degli spazi. Per questo motivo i pini sono invisi sia alle amministrazioni pubbliche sia ai privati; infatti, spesso, invece di eliminare i problemi che causano queste situazioni si preferisce eliminare gli alberi. Per questo in tutta Italia i pini delle città sono in pericolo e sia dai giornali locali, sia da internet apprendiamo che uno dei simboli del paesaggio italiano sta sparendo non tanto per le malattie ma per opera delle motoseghe.
Tuttavia i problemi creati dai pini alle pavimentazioni in molti casi possono essere risolti. Ad esempio liberando le radici dall’asfalto che impedisce all’albero di respirare e pavimentando l’area al piede con materiale drenante e traspirante come il ghiaino.
Infatti, i pini che sono stati messi a dimora in modo corretto non creano problemi e anche a Verona ci sono diverse prove di ciò. Basta osservare questi alberi collocati nei prati o in luoghi con lo spazio al piede in materiale drenante e comunque privo di asfalto o cemento: ad esempio in Lungadige Porta Vittoria, in via del Pontiere, in via Mercuzio, in Lungadige Capuleti, al Bastione di S. Procolo.  In questi casi non c’è stato alcun sollevamento del terreno e non si nota alcuna radice in superficie.
Ma in realtà le motivazioni che propendono per l’abbattimento degli alberi sono altre. Ad esempio la paura degli schianti che fa ritenere alberi adulti e sani come possibili elementi di pericolo anche se ciò non è stato provato da alcuna perizia. Ma la paura è una cattiva consigliera e operare secondo scienza e coscienza è il modo migliore per gestire il nostro patrimonio arboreo.
Alberto Ballestriero
Coordinatore Gruppo Verde Verona Polis
Proprio così, ma qui sembra che si odino gli alberi …
E’ comunque sempre una questione di competenza che manca in coloro che seguono la gestione