Il comunicato di ‘Sinistra Italiana’ e ‘In Comune per Verona’ del 17 giugno sulla Marangona ha finalmente aperto una nuova fase nel dibattito tra le forze della maggioranza in Consiglio Comunale.
Come sottolineano Luca Perini, Jessica Cugini e Michele Bertucco firmatari del comunicato oramai è chiaro a tutti che l’operazione Marangona, che sta portando avanti l’attuale amministrazione di Palazzo Barbieri, è un’operazione squisitamente speculativa di cementificazione, volta a creare nuove costruzioni per poli logistici che consumeranno altro suolo, operazioni in cui Verona già primeggia. Se qualcuno ha dei dubbi sulla consistenza dei poli logistici nel veronese basta che percorra la transpolesana a partire da S. Giovanni Lupatoto per vedere come ai lati della strada siano sorti, e altri ne stanno sorgendo, con velocità inarrestabile nuovi mastodontici capannoni più o meno vuoti.
La scelta di insediare altri capannoni alla Marangona a fronte di centinaia di altre strutture simili inutilizzate, oltre a peggiorare la già scarsa qualità ambientale di Verona Sud è in contraddizione con le precise direttive della Regione Veneto che nel PAQE (Piano d’Area del Quadrante Europa) dispone che siano insediate “attività ad alto valore innovativo”.
Inoltre questa scelta dell’Amministrazione arriva nel bel mezzo della redazione del PAT (Piano Assetto del Territorio) e nel bel mezzo del progetto èVRGreen, redatto in collaborazione con l’Università, il quale si pone l’ambizioso obiettivo “di costruire una rete di monitoraggio che doterà Verona di uno strumento prezioso per guidare gli eventi di forestazione, con il fine di renderli il più possibile efficaci e che, confidiamo, sarà anche in grado di aiutarci a reperire fondi (pubblici e privati) per realizzare gli obiettivi.” In sostanza nel mentre si dice di voler studiare ‘scientificamente’ il territorio per capire quale sia l’assetto migliore per il futuro, invece di attendere i risultati di questi strumenti, il Comune cambia le carte in tavola imponendo all’ambiente pesanti manomissioni oltre tutto disattendendo le direttive regionali.
Dicono i firmatari del comunicato sopracitato “A fronte di quella che si prospetta come una maxioperazione di cementificazione si valutino davvero le alternative, a partire dal recupero delle aree già cementificate da riqualificare con attività più innovative per lo sviluppo della città”.
Ma quali possono essere le attività innovative compatibili con la vocazione agricola della Marangona?
Secondo l’ISMEA l’Istituto di Servizi per il mercato agricolo alimentare sono diverse, ad esempio:
• l’introduzione di nuove tecniche di lavorazione del suolo di irrigazione o di concimazione o di gestione dei reflui aziendali, di nuove varietà o razze di animali in allevamento, l’attivazione di canali di vendita diretta in azienda oppure on line
• all’adozione di soluzioni agritech e alle applicazioni dell’agricoltura digitale, come ad esempio sensoristica per monitoraggio/gestione di colture protette, gestione ottimizzata degli input per le produzioni vegetali o degli allevamenti, sistemi di monitoraggio da remoto o di prossimità (p.e. droni), robot/sistemi autonomi per coltivazioni vegetali e produzioni animali, nonché utilizzo di software gestionali per adempimenti amministrativi o per ambiti tecnico-agronomici
• di tipo gestionale-organizzativo, come ad esempio l’accantonamento di fondi per l’innovazione, la partecipazione a reti di impresa o a Gruppi Operativi per l’Innovazione, la predisposizione di piani di ricerca e sviluppo
Infine non dimentichiamo che la Marangona si trova in un punto nodale strategico del Comune dove sarebbero indispensabili ben altri programmi, questi sì veramente innovativi, come l’Anello Verde a cavallo della linea dei forti asburgici da riqualificare , la fascia di mitigazione vegetale lungo l’Autostrada, il piano di riqualificazione delle cave.
Alberto Ballestriero
Coordinatore gruppo verde VeronaPolis