Recuperare i contributi della (ex) GESCAL

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Che fine hanno fatto i contributi versati dai lavoratori dipendenti e dalle aziende, per la (ex) GESCAL, il fondo istituito durante la quarta Legislatura retta da Amintore Fanfani, con la legge del 14 febbraio 1963, N. 60?

Quei contributi servivano per finanziare la realizzazione di case popolari per i lavoratori. E quella legge, è opportuno ricordarlo, fece seguito alla legge del 23 febbraio 1949, la N. 43, promulgata allo scopo di “dare attuazione in tutta Italia ai provvedimenti per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori…” come stabiliva il titolo specifico della legge medesima (meglio ricordata come il Piano Casa Fanfani).

Erano gli anni in cui l’Italia era impegnata nella difficile ricostruzione del nostro Paese, uscito distrutto dalla seconda e tragica guerra mondiale, del 1940-1945, Durante quei periodi in Italia le forze autenticamente democratiche, unitamente ad una classe lavoratrice impegnata nel proprio riscatto dalle condizioni d’indigenza e povertà, operavano soprattutto per ricostruire le condizioni per la ripresa delle attività economiche e produttive e con esse lo sviluppo della nostra economia.

GESCAL significava e tuttora significa: Gestione Case Lavoratori.

Il suo fondo veniva finanziato e tuttora viene alimentato, mediante una trattenuta dalla busta paga dei lavoratori dipendenti (privati e pubblici), dello 0,35% della loro retribuzione, e con un’ulteriore quota dello 0,70% a carico dei datori di lavoro, per un’aliquota complessiva dell’1,05% calcolata sui salari corrisposti e percepiti.

Questi fondi GESCAL venivano poi trasferiti alle diverse realtà territoriali, per promuovere e sostenere le iniziative istituzionali, promosse prevalentemente dai comuni per il tramite degli Istituti Autonomi delle Case popolari, gli IACP (oggi ATER o ALER), istituiti con la legge del 29 marzo 1903, N. 103, per costruire case per lavoratori e alloggi popolari, dei quali potevano beneficiarne anche i lavoratori autonomi dell’artigianato, del commercio, dei servizi e persino assegnatari provenienti dal settore dell’agricoltura, anche se non avevano concorso ad alimentare il fondo con loro contribuzioni.

La GESCAL venne soppressa nel 1973, dieci anni dopo la sua costituzione, ma le trattenute dello 0,35% sulle buste paga dei dipendenti e l’aliquota dello 0,70% a carico dei datori di lavoro sono rimaste e continuano quindi ad essere vigenti.

Dalla data della sua soppressione ai giorni nostri non sono mancate le critiche circa la gestione e la destinazione dei fondi raccolti, e in particolare quelle verso un utilizzo, spesso distorto, come più volte ammesso da numerose verifiche e dalla stessa Corte dei Conti.

E’ stato più volte dimostrato e denunciato, infatti, come circa il 35% dei fondi ex GESCAL fossero stati destinati dalla Cassa Depositi e Prestiti verso altre finalità, come ad esempio i circa 200 miliardi delle vecchie lire erogati a Enti pubblici, ma anche privati, per l’emergenza delle tossico dipendenze, oppure per ripianare i debiti e le perdite ingenti per cattiva gestione di molte strutture regionali e territoriali degli IACP, di alcune aree del Paese, ove esistono inoltre tuttora fortissime e ormai costanti consolidate morosità nel pagamento dei canoni di locazione e degli oneri accessori.

L’ordine di grandezza dei contributi e degli importi raccolti dall’ex GESCAL, ritengo rappresentino valori estremamente significativi. Infatti, l’1,05% di contributo calcolato su una retribuzione media lorda di circa 25.000 euro l’anno, moltiplicata per circa 18 milioni di dipendenti, fa risultare un importo di circa 5 miliardi di euro l’anno. E, se consideriamo gli ormai 50 anni da quando la GESCAL venne soppressa, (ma non la sua contribuzione), l’importo mancate rappresenta una cifra da capogiro: che potrebbe risolvere l’emergenza abitativa in molte realtà nel nostro Paese.

Per queste ragioni le forze politiche ed il Governo centrale sono calorosamente invitate a restituire il patrimonio raccolto dalla contribuzioni ex GESCAL, alle ATER o ALER territoriali ed ai comuni, affinché questo venga utilizzato per le finalità per le quali fu costituito.

Giuseppe Braga – Già Segretario Generale SICET CISL di Verona
Veronapolis

 

One comment

  1. Grazie a Giuseppe Braga per questo invito alla…riparazione del danno. Mi chiedo, per quel che serve domandare, se in altri paesi si proceda con gli stessi disinvolti imbrogli, con la stessa spudorata ipocrisia.

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