Elezioni amministrative del 1970
Sindaco: Carlo Delaini
Nel 1970, l’avvocato Carlo Delaini, esponente della D.C., fu eletto sindaco e amministrò la città con una giunta composta dalla D.C., dal P.S.I., dal P.R.I. e dal P.S.D.I.
La sua amministrazione mantenne la linea politica di quella dell’avvocato Gozzi.
La giunta Delaini, ebbe il compito di portare avanti le grandi scelte strategiche approvate nelle amministrazioni precedenti.
La relazione programmatica dell’11 novembre 1970 era centrata sulla pianificazione territoriale e si basava soprattutto sull’espansione dell’edilizia abitativa, compresa quella economico popolare; sulla realizzazione dei piani particolareggiati per il Centro storico e per il Quadrante Europa e sulle grandi infrastrutture ed i servizi.
Durante la giunta Delaini, il 5 febbraio 1971, l’ex sindaco Giorgio Zanotto fu arrestato con l’accusa di falso ideologico in materia di sanatorie edilizie e rinchiuso al Campone. Per protesta tutti i sindaci democristiani della provincia si dimisero e tra questi anche Carlo Delaini.
Il 19 febbraio Zanotto venne scarcerato. Il 13 novembre fu processato e condannato ad un anno e sei mesi di reclusione. Il 14 marzo 1972, in appello, fu assolto con formula piena. Nel dicembre successivo sarà rieletto presidente della Provincia.
A Carlo Delaini, dimessosi nel luglio del 1971, gli subentrò il democristiano Veggio.
Il nuovo sindaco, per i complessi problemi di equilibrio politico causati dall’arresto di Zanotto, non fu in grado di trovare gli accordi interni al suo partito ed esterni con gli alleati, che gli permettessero di amministrare la città, così fu costretto a dimettersi.
Fu nuovamente incaricato Carlo Delaini che, nonostante le difficoltà di un periodo storico in cui regnava una forte divisione tra i partiti e tra le correnti interne agli stessi, riuscì a trovare gli accordi che gli permisero di amministrare dignitosamente la città fino alla fine del suo mandato.
Durante la sua amministrazione, iniziarono a presentarsi i primi pesanti problemi di recessione economica che provocò una preoccupante disoccupazione.
Nel 1974 ci furono due milioni di ore di cassa integrazione e, nel 1975, arrivarono a sette milioni.
Fu la prima crisi del secondo dopoguerra e portò a lunghe e difficili vertenze sindacali.
Anche a Verona, in quegli anni, gli operai e gli studenti contestarono energicamente il sistema di potere economico e politico locale e manifestarono contro quelle ingiustizie e quei soprusi compiuti nel mondo che venivano resi noti dai moderni mezzi di comunicazione.
Il 13 settembre del 1975, più di 30.000 veronesi manifestarono contro il golpe di Pinochet in Cile.
Il 13 e 14 maggio 1974, fu indetto un referendum per l’abolizione della legge Fortuna che, nel 1970, aveva introdotto il divorzio in Italia. La sconfitta di coloro che lo avevano indetto, dimostrò che gli effetti del Sessantotto stavano modificando la società italiana. Anche Verona confermò la legge con il 54% dei voti, percentuale inferiore rispetto al 59% nazionale.
Nel 1981, un referendum confermò la legge sull’aborto del 1978 ed anche Verona votò in tal senso.
Giorgio Massignan coordinatore Veronapolis
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