Nella fase di progettazione si inizierà intervenendo sui sei sistemi:
1) Sistema economico-produttivo.
Suddiviso in industriale, terziario-commerciale, alberghiero-ricettivo e direzionale.
Dovrà essere analizzato e definito attraverso attenti e oggettivi studi sulle necessità e sulle opportunità del territorio.
Bloccare le nuove costruzione per iniziare la ristrutturazione e valorizzazione delle aree dismesse.
2) Sistema abitativo e della solidarietà.
2a) Si dovrebbe tenere conto delle migliaia di appartamenti non o sottoutilizzati, evitando nuove costruzioni che andrebbero a consumare altro suolo.
Si dovrà usufruire del patrimonio abitativo non utilizzato, anche attraverso incentivi per il restauro e/o pesanti oneri per coloro che li lasciano colpevolmente vuoti.
2b) Il Centro Storico in 80 anni ha perso 142.000 abitanti, passando da 150.000 a 8.000, trasformandosi in un luogo di consumo turistico.
Sarebbe opportuno destinare gli immobili pubblici, quali alcune caserme dismesse, per l’edilizia economica e popolare, secondo le norme della legge 167.
Verrebbero riportate in centro le famiglie giovani con figli, invertendo la tendenza all’ abbandono residenziale delle zone centrali con le relative conseguenze.
3) Sistema delle eccellenze.
Da troppi anni Verona è bloccata rispetto ai grandi piani di sviluppo che, dal dopoguerra sino alla fine degli anni ’80, l’hanno disegnata e caratterizzata.
Purtroppo, in questi anni sono stati realizzati degli interventi, tipo il filobus o le destinazioni d’uso di alcune caserme e di alcuni palazzi storici, in contrasto con l’idea di città che presento. Questo non toglie che sia utile capire le opportunità perdute e quelle da cogliere.
Si potrebbero recuperare e valorizzare alcune delle nostre eccellenze, realizzando:
3a) strutture per l’accoglienza e per i giovani a:
- Villa Francescatti, come ostello per la gioventù.
- Villa Pullè, come centro di accoglienza.
- Ex Seminario di San Massimo, come centro di accoglienza.
3b) Trasformando le funzioni dell’Ospedale Militare che potrebbe ospitare:
- in una parte il Circolo Militare Unificato, ampliato da una foresteria. Lo spostamento del Circolo, permetterebbe l’ampliamento del Museo di Castelvecchio;
- in una parte una scuola di recitazione, di scenografia e di attività relative allo spettacolo ed alle attività artistiche;
- nella grande parte rimanente, la sede succursale di uno o più dei grandi musei internazionali (Ermitage, Louvre, D’Orsay, British Museum, National Gallery, Metropolitan, MoMa, Guggeneim, Alte Pinakothek, Prado, Thyssen Bornemisza, etc…) per esporre alcune delle loro opere artistiche a rotazione (hanno i depositi pieni).
3c) Le caserme potrebbero servire per usi civili:
- il Campone (via del Fante) potrebbe ospitare la Corte d’appello e realizzare così la Cittadella della giustizia.
- La Rossani, (via del Minatore) sarà la sede della polizia municipale.
- La Villasanta (tra ponte Catena e ponte Risorgimento), in parte di proprietà degli Istituti Ospedalieri e in parte futura sede degli uffici finanziari unificati. Sarebbe stata adatta a trasformarsi in una porzione di città, con residenze convenzionate, negozi di vicinato, alloggi per anziani autosufficienti, strutture per persone indigenti e loro famigliari, spazi comuni, teatro-auditorium, palestra, etc…
- Alla Busignani, (piazza Pozza), saranno trasferiti gli uffici dei Ministeri del lavoro, della giustizia, di economia e finanza, dell’Inail, del giudice di pace e l’archivio del tribunale di Verona.
- Alla San Bernardino (circ. Maroncelli) ed al palazzo Pianell (zona Scalzi) si potrebbero realizzare alloggi di edilizia convenzionata.
- Alla Trainotti, (via xx Settembre), considerata la vicinanza con il polo universitario, sarebbe opportuno creare una foresteria e alloggi per studenti.
3d) Gli edifici storico-monumentali potrebbero contenere diverse attività.
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- L’Arsenale, la cui ristrutturazione dovrebbe essere limitata ad un corretto intervento conservativo delle strutture originali, potrebbe ospitare:
- nella corte ovest e nella corte centrale la sede del museo di scienze naturali;
- nella corte est la sede dei Magazzini della Cultura per esporre le opere d’arte, ora chiuse nei depositi museali;
- nella Palazzina centrale il museo del Risorgimento;
- gli spazi verdi e le corti esterne saranno a disposizione dei cittadini.
- Palazzo Pompei, liberato dal Museo di Scienze Naturali, potrebbe contenere la facoltà di Giurisprudenza, realizzando così una cittadella universitaria a Veronetta; come aveva previsto la sindaca Michela Sironi.
- Castel San Pietro, potrebbe, essere la continuazione del museo archeologico e ospitare il museo della storia di Verona dal neolitico al periodo precomunale.
- Nella Stazione frigorifera e negli ex Magazzini Generali, nonostante sia stato tutto deciso e realizzato, spero che, in futuro, si possa attuare la cittadella della cultura, così com’era previsto nei piani iniziali, che porterebbe qualità al quartiere e permetterebbe una ideale ricucitura con il centro storico.
4) Sistema della mobilità.
Non esiste la grande opera che possa risolvere tutti i problemi del traffico, ma è necessario intervenire sull’intero sistema territoriale composto da:
4a) la realizzazione di una tramvia elettrica, di un comodo, efficiente ed ecologico sistema di mobilità pubblica, che possa essere realmente alternativo a quello privato a motore, con un percorso che, partendo da Verona est, arriva a Porta Vescovo, da dove:
- un ramo si dirige verso Borgo Venezia, Santa Croce e Quinto;
- un secondo ramo prosegue a ridosso delle mura magistrali, sbocca in via Pallone, attraversa Piazza Bra, prosegue per Corso Porta Nuova e si dirige verso Verona sud, Golosine e Santa Lucia;
- un terzo ramo continua verso la zona stadio, San Massimo e Borgo Milano;
- un quarto ramo si dirige verso Borgo Trento e Parona.
4b) L’organizzazione di un sistema di minibus elettrici che, dai parcheggi scambiatori alle porte della città, si collega con il centro storico;
4c) la realizzazione di un sistema di percorsi ciclabili;
4d) la costruzione di parcheggi scambiatori, serviti da frequenti corse di mezzi di trasporto pubblico;
4e) le Z.T.L. sull’intero centro storico (compresa Veronetta).
5) Sistema del verde e dei servizi.
Potrebbe aumentare sensibilmente la qualità urbana, far diminuire gli inquinamenti e riportare la città ad un luogo di vita e non di solo consumo.
Sarà opportuno realizzare:
5a) a sud un anello verde sulle aree agricole rimaste libere dall’edificazione le quali, con una fascia di larghezza variabile da cento a oltre mille metri, collegherebbe i forti austriaci, dal forte Chievo sino a Forte Santa Caterina (primo campo trincerato), abbraccerebbe le antiche corti agricole e le cave, sia quelle dismesse, che quelle attive ma destinate alla chiusura.
Si tratterebbe di un corridoio naturalistico-monumentale, di oltre trenta chilometri (da un’idea del 2007 del compianto Carlo Furlan).
Si ispira alle ‘Green belt’ inglesi, ma con un valore aggiunto molto più qualificante, perché unirebbe, tutelandoli, tre sistemi ambientali diversi di grande valore paesaggistico: la collina, l’Adige e la pianura.
Collegherebbe i forti extra moenia di S. Caterina, Tomba, Azzano, Dossobuono, Lugagnano, S. Zeno, Chievo, Parona e S. Procolo, realizzati dagli austriaci e per gran parte in stato di abbandono.
Sono strutture che si trovano nei quartieri di Borgo Roma, Golosine, S. Lucia, S. Massimo e Borgo Milano, zone che hanno pagato e stanno pagando il prezzo più alto in termini di cementificazione del territorio, scarsità di verde, inquinamento e terreni agricoli dequalificati.
5b) Da questo anello partirebbero i raggi verdi, così definiti dal compianto Averardo Amadio. Sono dei tracciati ciclo-pedonali che, sfruttando anche i sentieri campestri esistenti, si allaccerebbero al sistema radiale dei percorsi per collegarsi e comunicare con le aree a parco e piantumate come quelle proposte allo Scalo Merci della Ferrovia, alla Spianà, al parco dell’Adige nord e sud, ed a quelli ipotetici delle mura e della collina.
5c) L’utilizzo civile delle strutture militari austriache.
Il 2 dicembre del 2000, Verona è stata dichiarata, dalla 24° sessione della Commissione mondiale dell’Unesco, Patrimonio storico e culturale dell’umanità. Tra le motivazioni, cito letteralmente: “Verona rappresenta in modo eccezionale il concetto della città fortificata in più tappe caratteristico della storia europea.”
- Le fortificazioni militari, che nei secoli hanno definito la struttura urbanistica della città e che ne hanno determinato il carattere e la conseguente chiusura ai movimenti più innovatori, ora rappresentano un’eccezionale opportunità di dotare il nostro territorio di un sistema del verde a scala comunale.
- Pianificando i sistemi difensivi austriaci, organicamente alla progettazione urbanistica della città, sarebbe possibile realizzare e mettere in relazione il parco dell’Adige, con il Primo Campo Trincerato (anello verde) e con gli ipotetici Parco delle Mura e della Collina.
- Inoltre, coordinando il sistema del verde e delle strutture fortificate, alle costruzioni realizzate dagli austroungarici tra il 1847 e il 1865, tra cui: Castel San Pietro, l’Arsenale di artiglieria, l’Ospedale di Santo Spirito e la provianda di Santa Marta, si avrebbe la possibilità di predisporre un vero e proprio museo diffuso dell’architettura austriaca.
Un’attenzione particolare va riservata a Castel San Pietro, che dovrebbe essere rapportato con la storia del suo colle, con il rione di San Giovanni in Valle e con le numerose testimonianze archeologiche e culturali presenti.
5d) Un secondo anello verde sarebbe costituito dal parco delle mura che comprende:
- l’intera cinta delle mura magistrali e scaligere, per circa dieci chilometri;
- le quattro Torri Massimiliane e i forti Biondella, S. Leonardo, S. Mattia, Sofia e Preara.
5e) Il Parco dell’Adige. Si rende necessario riprendere il progetto redatto dal team diretto dal compianto professor Sandro Ruffo che aveva destinato molte più aree a parco e pre-parco.
5f) Il Parco della Collina. Per evitare il pericolo di un ulteriore cementificazione della collina, già soggetta a troppa edificazione, prima con la legge regionale n.24, poi con lo Sblocca Italia, sarebbe necessario deliberare la creazione di un parco della collina veronese.
Dovrebbe essere suddiviso in tre fasce di tutela, che dovrebbero variare dalle aree più antropizzate a quelle di collegamento con le zone ancora rimaste allo stato naturale e che andrebbero vincolate con un grado di tutela integrale.
Oltre all’edilizia, anche il disboscamento e la costruzione di terrazzamenti per la coltivazione della vite, possono creare squilibri idrogeologici e paesaggistici.
5g) Il Parco della Spianà. Ultimamente, sono stati richiesti e ottenuti finanziamenti per realizzare un cosiddetto Parco della Cultura Urbana, in realtà una serie di piste per skateboard e di aree per lo sport di strada, tra Porta San Zeno e Porta Palio, di fronte ai bastioni di San Zeno; rischiando di compromettere definitivamente la lettura della fortificazione austriaca.
Sarebbe opportuno spostare tutti gli impianti sportivi a ridosso delle mura, in una zona più idonea come la Spianà, dove si potrebbe realizzare il famoso parco per lo sport progettato dal compianto architetto Arrigo Rudy.
5h) Lo Scalo Merci della Ferrovia. Nell’area dello Scalo Merci della Ferrovia sarebbe possibile progettare un grande parco pubblico piantumato di oltre 400.000mq.
5i) Le Cave. Inoltre, nella piana alluvionale, in corrispondenza con l’andamento della cerchia dei forti, per reperire materiale per l’edilizia sono nate numerose cave, le cui voragini segnano il territorio in modo impressionante.
In alcuni casi, come l’ex cava Speziala a San Massimo, si sono trasformate in ambienti rinaturalizzati con abbondanza di piante e di fauna selvatica.
Il sistema delle cave dismesse, può contribuire a dotare le zone periferiche di autentici polmoni verdi.
5l) Le Corti rurali. Anche le antiche corti rurali, alcune di pregio architettonico, che documentano la destinazione agricola che aveva il territorio di pianura, sono diventate estranee al contesto e potrebbero trasformarsi in opportunità per attrezzare l’intero sistema del verde.
Da valutare in questo senso la pianificazione della Marangona.
In questo modo, si potrebbe costituire un ‘sistema del verde’ che ricucirebbe le diverse zone del territorio comunale, ora separate da barriere viabilistiche e/o ferroviarie.
Avrebbe un’importanza fondamentale per trattenere le polveri sottili, assorbire la CO2, raffrescare l’ambiente e contribuire alla biodiversità.
Nel sistema del verde e dei servizi si dovrebbero realizzare delle zone verdi e pedonali in ogni quartiere della periferia.
6)Sistema didattico-culturale-museale
6a) Il grande museo di Castelvecchio.
Verona ha bisogno di un grande museo a Castelvecchio, allargato negli spazi del Circolo Militare Unificato.
Verona, importante città d’arte, non può rinunciare ad avere un sistema museale come motore socio-culturale, educativo e anche economico.
Dalla fine degli anni ’50 ad oggi, le esigenze di un museo moderno sono totalmente cambiate e il museo di Castelvecchio ha estremo bisogno di uno spazio più grande per la biglietteria, che non costringa i visitatori a dover attendere all’aperto, di un bookshop, di nuovi servizi igienici, di uffici idonei per i dipendenti comunali, di un guardaroba e soprattutto di strutture e spazi adeguati per i diversamente abili.
Per poterlo attrezzare di questi servizi essenziali, i soli spazi disponibili sono quelli attualmente occupati dal Circolo Ufficiali Unificato.
6b) Itinerari culturali e museali.
Sarebbe opportuno strutturare degli itinerari che offrano ai turisti, come ai veronesi, la possibilità di ammirare nella sua interezza il patrimonio artistico della città.
Verona può essere paragonata a un libro di storia, le cui pagine sono i reperti archeologici e i manufatti storici che coprono un arco di tempo che va da prima della nascita di Roma, all’impero Asburgico.
Il Grande Museo di Castelvecchio dovrebbe rappresentare il punto d’arrivo di un percorso, che iniziando alla Tomba di Giulietta con il museo degli affreschi; prosegue con la Gran Guardia, quale sede congressuale e di esposizioni estemporanee; poi con il Museo lapidario Maffeiano in piazza Bra; per raggiungere il Grande Museo di Castelvecchio, collegato con il ponte scaligero all’Arsenale, quale ideale sede museale.
A questo percorso si aggiungerebbero:
- i Palazzi Scaligeri, sede della Galleria d’Arte Moderna;
- il Palazzo del Capitano che dovrebbe ospitare un museo della cultura veronese;
- il museo archeologico nazionale nelle vecchie carceri asburgiche.
- il museo archeologico nel convento quattrocentesco dei gesuiti, a lato del teatro romano, sotto colle San Pietro.
- A Castel San Pietro, si potrebbe organizzare un museo della cultura veronese.
6c) Itinerario di Colle San Pietro e di San Giovanni in Valle.
Un secondo itinerario culturale si trova a sinistra dell’Adige, tra colle San Pietro e il rione di San Giovanni in Valle.
Si attraversa il Ponte Pietra e si sale a Castel San Pietro, quindi si scende nel verde borgo di San Giovanni in Valle, dove si incontrano:
- la fontana del ferro, dal nome della dea Feronia, dove in epoca romana venivano celebrati rituali propiziatori. Dalla fonte, sgorga un’acqua che i veronesi apprezzavano per la rinomata salubrità.
- Le mura scaligere, fatte costruire nel trecento da Cangrande della Scala;
- la Scala Santa; un suggestivo percorso di un’antica Via Crucis.
- Villa Francescatti; un’elegante dimora nobiliare del XVI secolo.
- Piazza Cisterna; al centro della quale esiste ancora il pozzo della grande cisterna sotterranea in cui veniva raccolta l’acqua che scendeva dalla vicina Fontana del Ferro.
- La chiesa di San Giovanni in Valle. Un luogo in cui si respira una profonda religiosità, dove riti pagani, ariani e cattolici si sono susseguiti nel corso dei secoli.
- Corte del Duca; le cui origini risalgono agli anni in cui il Re degli Ostrogoti Teodorico, ebbe a Verona il suo palazzo.
6d) Strutturazione e pianificazione di un percorso archeologico.
Partendo dalla Sammicheliana Porta Palio, si prosegue sulla strada consolare Postumia, che dovrebbe essere riportata alla luce e si incontra l’arco dei Gavi.
L’itinerario continua raggiungendo il mansio romano a porta Borsari.
Dal decumano massimo si incontrano i resti della Curia romana, i mosaici all’interno dell’edificio di una banca e alcuni reperti all’Istituto Figlie di Gesù.
Quindi, si giunge al cardo massimo e a porta Leoni con i resti della torretta.
Si prosegue per il cardo massimo sino a piazza Erbe, l’antico Forum, dove si possono visitare il Capitolium e il sito della Corte Sgarzerie.
Percorrendo tutto il decumano massimo ci si dirige a palazzo Forti, dove è possibile ammirare i resti di un cardine minore e di una domus romana.
Infine, in piazza Dante, si trovano i resti di una domus ed i mosaici di un pavimento.
- L’Arsenale, la cui ristrutturazione dovrebbe essere limitata ad un corretto intervento conservativo delle strutture originali, potrebbe ospitare: