Il filobus: da impatto certo a occasione di riqualificazione

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L’ampiezza dell’intervento – che di fatto riguarderà la gran parte del territorio cittadino – offre un’occasione irripetibile per dare un diverso e più vivibile volto alla nostra città

Il filobus – se non altro per i suoi intrinseci limiti di portata – non risulta la scelta più idonea, aggiornata e attraente per attuare un decisivo quanto necessario travaso dalla mobilità privata verso il trasporto pubblico (in particolar modo in una città come Verona che sconta una percentuale di spostamenti su mezzo pubblico tra le più basse d’Italia). A maggior ragione se si considera il forte impegno finanziario dell’opera e l’elevato impatto causato dai lavori.

Tuttavia, stanti gli atti formali già assunti dalle precedenti Amministrazioni e lo stato di avanzamento dell’iter realizzativo, esso appare ormai una scelta irreversibile.
Venendo quindi meno l’obiettivo principale che un trasporto rapido di massa (definizione della legge 211/92 da cui era disceso l’iniziale co-finanziamento da parte dello Stato) avrebbe dovuto garantire a Verona, ci si trova oggi di fronte al bivio se utilizzare comunque questa occasione per valorizzare i quartieri attraversati dal percorso filoviario o calare senza alcuna attenzione l’infrastruttura nel tessuto urbano causando così una gravissima ferita su larga parte della città.

Il sistema filoviario rimane infatti una infrastruttura dall’impatto non banale – a partire dai cavi aerei di alimentazione, i pali e i piloni di sostegno, le sottostazioni elettriche, le banchine di fermata, le paline di segnaletica, gli impianti semaforici aggiuntivi, le importanti opere accessorie (come il nuovo sottopasso di via Dal Cero) e le aree verdi che dovranno essere cementificate per ospitare il nuovo deposito e i parcheggi di interscambio – oltre a necessitare di una sede stradale in larga parte protetta, se non addirittura riservata, che costringerà a non banali interventi sulla viabilità e sul sistema della sosta esistenti.

Pertanto gli alberi già abbattuti – o che saranno abbattuti entro breve – rappresentano, purtroppo, solo una minima parte del danno ambientale e urbano causato dalla realizzazione dell’opera.
Allo stato dell’arte, infatti, il sistema filoviario non è accompagnato da alcun progetto di largo respiro volto alla riqualificazione delle aree attraversate né, quantomeno, da una qualsiasi opera di mitigazione e di arredo urbano lungo il tragitto. Inoltre non risultano inserite nei lavori messi a gara le necessarie soluzioni per organizzare e attrezzare le aree di interscambio con la rete di bus convenzionali, i percorsi pedonali di accesso (ivi compresa una progettazione di dettaglio volta a eliminare le barriere architettoniche e facilitare la piena accessibilità al nuovo sistema di trasporto per tutte le categorie di utenti), né infine risulta corredato da un piano della circolazione e dalle conseguenti opere di riordino della viabilità e della sosta una volta completata la filovia.

Tuttavia proprio tale incredibile latitanza, su una progettazione che – fin dall’inizio – avrebbe dovuto essere inscindibilmente connessa alla realizzazione dell’opera, può costituire oggi una straordinaria opportunità per la presente Amministrazione di esprimere un concetto di mobilità al passo con i tempi e con le mutate esigenze e sensibilità della cittadinanza.

L’ampiezza dell’intervento – che di fatto riguarderà la gran parte del territorio cittadino – offre infatti un’occasione irripetibile per dare un diverso e più vivibile volto alla nostra città.
Sulla scorta delle esperienze maturate in altre realtà europee – particolarmente illuminanti al proposito sono le realizzazioni in alcune città francesi come Lille, Grenoble, Nantes, Strasburgo – la nuova infrastruttura di TPL può essere occasione per creare un corridoio pedonale e ciclabile ai lati del percorso filoviario, nonché per ridisegnare le piazze e le zone di fermata trasformandole da rotatorie congestionate di traffico in aree restituite alla vita quotidiana.

In particolare le principali fermate fuori dal centro storico possono diventare i terminali di percorsi pedonalizzati che si prolungano all’interno dei quartieri recuperando una mobilità lenta, il piacere di raggiungere in sicurezza le fermate con brevi passeggiate attraverso strade ripiantumate, abbellite da aiuole, verde pubblico, spazi di convivialità, luoghi dedicati ai servizi per il cittadino, bar all’aperto, edicole, attività commerciali di vicinato, ridando così dignità e valore anche alle periferie della città.

Per immaginare un simile processo di riqualificazione potranno essere attivati concorsi di idee in collaborazione con le Università e una pianificazione condivisa con associazioni e residenti in modo da renderli protagonisti delle possibili soluzioni.

Perciò, tenuto conto che, una volta chiusi i cantieri, ben difficilmente sarà possibile rimettere mano a quanto realizzato, Veronapolis chiede all’Amministrazione di abbracciare tale visione e – attraverso una temporanea pausa dei lavori – dar modo di far emergere tutte le possibili soluzioni atte a trasformare quest’opera in una reale opportunità per Verona.

Diversamente rischiamo di ritrovarci con un sistema dai dubbi vantaggi trasportistici (e ciò, purtroppo, sarà ancor più evidente nel momento in cui verrà redatto il piano generale del TPL, anch’esso oggi tragicamente assente), malamente o per nulla integrato con il restante sistema di mobilità urbano e la cui realizzazione avrà sottratto ulteriori spazi verdi e vitali al tessuto cittadino.

Guido Zanderigo
Coordinatore Gruppo Mobilità
Veronapolis

3 comments

  1. Che bello !
    Io sono ancora un bambino se vedo qualcosa di nuovo che mi piace .
    Lo stupore di Chesterton per i treni che arrivano in stazione .
    Che brava !

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