Partecipare alle scelte individuate dall’Amministrazione comporta che la stessa sia aperta al confronto e al dialogo.
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8 comments
Sarebbe molto importante poter dialogare con l’amministrazione ma, sinora, non è stato possibile, sono chiusi a riccio e temono di perdere il loro potere discrezionale.
Concordo con Massigan certo è che quanto detto in campagna elettorale non corrisponde . Esempio riforma circoscrizioni, consulta del verde, anche sul filobus non coerenti non sul fatto di fare l’opera , ma convinti che vi sia margine per ulteriori modifiche. Il progetto è fine a se stesso e non contempla l’integrazione con il traffico privato…..a parte che non è un trasporto di massa
Vale per la voce “dialogo”, così come per altre (“stop consumo di suolo”, “analisi flussi turismo ed eventuale contenimento”, “abbattimento barriere architettoniche e ostacoli ad libitum”, “studi traffico”, “rispetto norme sulla trasparenza degli Atti amministrativi”, “abbattimento rumori e decibel”, etc. etc.), la formula : AVREBBERO GIÀ DOVUTO FARLO!
Purtroppo, da quanto si può capire dalle dichiarazioni di alcuni amministratori, il loro tipo di partecipazione si limita ad illustrare le loro scelte e permettere alla cittadinanza di inviare le proprie osservazioni prima di portarle al voto in Consiglio. Ma questa non è partecipazione attiva e non differisce da quanto fatto dal centrodestra. Partecipazione significa creare un equilibrio tra attori forti (portatori di interessi economici e lobbies) e attori deboli (portatori di interessi generali e diffusi).
Inoltre, il tempo necessario per portare avanti un reale processo di pianificazione partecipata non si può limitare a soli pochi mesi, ma deve coinvolgere, sin dall’inizio, la cittadinanza al processo di pianificazione e non alla sola conoscenza e valutazione di decisioni già prese.
Dopo tanti anni mi sono convinto che la motivazione è culturale, e che non basta una laurea per amministrare. La città dovrebbe dotarsi di un’Agorà, un luogo dove discutere, ciascuno privo di ruolo e dove anche il sindaco, smessi i panni di primo cittadino, per un paio d’ore diventa un veronese qualsiasi. Una specie di time-out. Questo porterebbe molta democrazia e molta energia.
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Sarebbe molto importante poter dialogare con l’amministrazione ma, sinora, non è stato possibile, sono chiusi a riccio e temono di perdere il loro potere discrezionale.
Personalmente ho avuto bisogno di aiuti e consigliarmi con Federico Benini e ho trovato la sua disponibilità. Bisognerebbe tentare e insistere
Dipenderà molto dalla volontà degli amm.tori e moltissimo dalla pazienza di veronapolis
Concordo con Massigan certo è che quanto detto in campagna elettorale non corrisponde . Esempio riforma circoscrizioni, consulta del verde, anche sul filobus non coerenti non sul fatto di fare l’opera , ma convinti che vi sia margine per ulteriori modifiche. Il progetto è fine a se stesso e non contempla l’integrazione con il traffico privato…..a parte che non è un trasporto di massa
Vale per la voce “dialogo”, così come per altre (“stop consumo di suolo”, “analisi flussi turismo ed eventuale contenimento”, “abbattimento barriere architettoniche e ostacoli ad libitum”, “studi traffico”, “rispetto norme sulla trasparenza degli Atti amministrativi”, “abbattimento rumori e decibel”, etc. etc.), la formula : AVREBBERO GIÀ DOVUTO FARLO!
Purtroppo, da quanto si può capire dalle dichiarazioni di alcuni amministratori, il loro tipo di partecipazione si limita ad illustrare le loro scelte e permettere alla cittadinanza di inviare le proprie osservazioni prima di portarle al voto in Consiglio. Ma questa non è partecipazione attiva e non differisce da quanto fatto dal centrodestra. Partecipazione significa creare un equilibrio tra attori forti (portatori di interessi economici e lobbies) e attori deboli (portatori di interessi generali e diffusi).
Inoltre, il tempo necessario per portare avanti un reale processo di pianificazione partecipata non si può limitare a soli pochi mesi, ma deve coinvolgere, sin dall’inizio, la cittadinanza al processo di pianificazione e non alla sola conoscenza e valutazione di decisioni già prese.
Dopo tanti anni mi sono convinto che la motivazione è culturale, e che non basta una laurea per amministrare. La città dovrebbe dotarsi di un’Agorà, un luogo dove discutere, ciascuno privo di ruolo e dove anche il sindaco, smessi i panni di primo cittadino, per un paio d’ore diventa un veronese qualsiasi. Una specie di time-out. Questo porterebbe molta democrazia e molta energia.
Dovrebbe essere possibile dialogare !