Non intendo assolutamente intervenire nella discussione sulla nascita dello stato d’Israele, sulle responsabilità dell’occidente, sulle guerre arabe israeliane, sulle tristi e precarie condizioni in cui si trova il popolo palestinese e sugli attentati terroristici di origine islamica. M’interessa cercare di capire i motivi dell’eccesiva crudeltà messa in atto da Hamas nei confronti della popolazione ebraica che vive ai confini della linea di Gaza. L’aver voluto compiere una strage di vittime innocenti, mostrando al mondo intero, e soprattutto al popolo israeliano, le conseguenze della loro turpe mattanza, potrebbe essere stata una feroce strategia per provocare l’inizio di un processo di contrapposizione tra due blocchi di potenze militari. Da una parte la NATO (con probabile eccezione della Turchia) e Israele, dall’altra la Russia, la Cina, l’Iran e la Siria, con gli altri paesi arabi in attesa di capire da quale parte stare. La posta in gioco è strategica, territoriale ed economica, spesso mascherata da motivi religiosi. I fanatici islamici mandati allo sbaraglio, sono la manodopera, la carne da macello da utilizzare e sacrificare. Mi sto convincendo che la scelta di Hamas di sterminare uomini, donne e bambini, con una ferocia e crudeltà indescrivibili, aveva il preciso obiettivo di scatenare la vendetta da parte degli israeliani, pur sapendo che la loro reazione sarebbe stata devastante e altrettanto crudele nei confronti dei palestinesi innocenti. Probabilmente, lo scopo era quello di smuovere il mondo islamico contro la dura repressione del governo israeliano. I mussulmani di tutto il mondo hanno protestato, le piazze d’Europa hanno ospitato le manifestazioni ostili a Israele e in appoggio ai palestinesi costretti ad abbandonare le loro case. I governi dei paesi islamici non lo possono ignorare. Gli Hezbollah sciiti stanno già aiutando Hamas sunnita, secondo la teoria che i nemici dei miei nemici sono i miei amici. Probabilmente, l’Iran sciita, antico nemico di Israele, non è del tutto estraneo a quanto sta accadendo e potrebbe intervenire, indirettamente, negli scontri. Se il piano di Hamas si compirà, provocando l’intervento diretto e/o indiretto di altri protagonisti, oltre al rischio di una guerra totale, con l’intervento delle grandi potenze, la stessa esistenza di Israele e/o dei palestinesi, sarebbe in grave pericolo. Attualmente, nel mondo sono accesi vari incendi di guerra, che vedono i due blocchi contrapposti; in Ucraina, in Medio Oriente, in Africa e, sotto le braci tra la Cina e Taiwan. Purtroppo, ci sono tutte le premesse per la terza guerra mondiale. La speranza è che ci si fermi prima.
Giorgio Massignan
Coordinatore di Veronapolis Osservatorio Territoriale