La manutenzione straordinaria di Ponte Nuovo

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La manutenzione straordinaria resasi necessaria sulle diverse strutture del “Ponte Nuovo sull’Adige a Verona“, sembra richiedere tempi ancora più lunghi rispetto a quelli previsti, se non addirittura persino incerti.

Nel 2021, durante l’Amministrazione Sboarina, gli uffici comunali si erano allora attivati affinché gli interventi necessari e deliberati da quell’Amministrazione, unitamente con il Magistrato alle Acque, potessero essere realizzati con la messa in sicurezza del Ponte Nuovo, entro il 2024: cioè in circa tre anni.

Tralasciando le polemiche sorte fra i residenti e i commercianti della zona con l’Amministrazione Comunale, circa le modalità di esecuzione degli interventi, pur legittime, credo si possano muovere, in ogni caso, delle osservazioni anche critiche sulle modalità con le quali la Direzione dei Lavori e le imprese esecutrici hanno sino ad oggi operato.

Infatti, più volte i lavori sono risultati inspiegabilmente sospesi, se non addirittura bloccati, con motivazioni o scuse diverse, ma credo in ogni caso non comprese dalla popolazione.

In molti si sono posti anche il problema se le imprese che si sono aggiudicati i lavori e la stessa Amministrazione Comunale, nel frattempo cambiata e rappresentata oggi dal Sindaco Tommasi, fossero risultate in grado di gestire questi importanti interventi.

A tale riguardo vorrei ricordare altri tempi, ed in particolare la notte del 24 aprile 1945, quando l’Esercito tedesco, per proteggersi la ritirata verso il Brennero, fece saltare con la dinamite i nove ponti allora esistenti sull’Adige, nella Città di Verona.

Tale fatto, in aggiunta alla già grave situazione esistente a Verona  dopo la liberazione del 25 Aprile 1945, nella quale la città era priva di collegamenti con i centri nevralgici e molte strade risultavano impercorribili, dove i servizi pubblici erano pressoché paralizzati e risultavano danneggiate il 60% delle case, delle quali 8.000 erano completamente distrutte con 95.000 vani sinistrati, ebbene, in quella situazione, gli Amministratori del dopoguerra iniziarono la ricostruzione della nostra “Città, che risultava pressoché ed ovunque distrutta o fortemente danneggiata”.

Ebbene, nonostante la carenza di attrezzature e di materiali, ma sorretti dalla volontà di ricostruire per la comunità veronese una città che fosse in grado di guidare una ripresa reale, l’Amministrazione retta nel 1945 dal Sindaco Aldo Fedeli guidò ed impegnò il Comune di Verona nell’opera della ricostruzione della nostra Città.

Quell’Amministrazione riuscì a realizzare immense opere di risanamento, e fra queste la ricostruzione dei ponti sul fiume Adige, per rendere percorribili i collegamenti stradali: sia per le persone sia per favorire la ripresa delle attività economiche.

Infatti, L’Amministrazione di Aldo Fedeli nelle seguenti date riuscì a ultimare i lavori di ricostruzione:

  • 15 agosto 1946, il Ponte Catena;
  • 16 ottobre 1946 riuscì a far completare i lavori per la ricostruzione di Ponte Nuovo;
  • 10 novembre 1947 terminò i lavori per il rifacimento ex novo di Ponte Garibaldi;
  • l’8 agosto 1949 completò le opere per rendere transitabile il Ponte Navi;
  • il 26 gennaio 1950 terminò gli interventi per ripristinare il traffico sul Ponte di San Francesco:
  • il 25 luglio 1950 completò le opere di ricostruzione di Ponte Aleardi;

Nel 1951 con il Governo della Città passato sotto la guida del Sindaco Giovanni Uberti fu reso percorribile il Ponte di Castelvecchio. Nell’agosto del 1953 fu ultimato e reso pienamente percorribile il Ponte della Vittoria e nel marzo del 1959, con l’Amministrazione Municipale passata sotto la guida del Sindaco Giorgio Zanotto, vennero ultimati i lavori per il rifacimento come in origine del Ponte della Pietra, sotto la competente direzione dell’allora giovane Architetto Libero Cecchini.

Più avanti negli anni, con l’Amministrazione retta dal Sindaco Renato Gozzi, venne inoltre realizzato fra il 1967 e il 1968 il Ponte del Risorgimento per collegare San Zeno con Borgo Trento e per alleggerire in tal modo il traffico delle altre arterie stradali di quelle aree urbane.

Quei Sindaci, con la scarsità di attrezzature, di mezzi, di materiali ed anche delle risorse finanziarie necessarie a tali scopi, ma con il concorso fattivo delle forze lavorative veronesi, riuscirono a ricostruire una Città distrutta in molte delle sue strutture primarie essenziali, per consentire in tal modo non solo la ripresa ma lo sviluppo delle attività economiche, commerciali e produttive delle imprese veronesi.

Confido pertanto che gli Amministratori attuali prendano esempio da quelli del nostro passato, per governare il presente e pianificare un futuro condiviso per il nostro territorio e la comunità veronese.

 

Giuseppe Braga

Veronapolis.

One comment

  1. Questo interessante articolo fa scaturire una ovvia domanda: perchè in tempi n cui scarseggiavano fondi, mezzi, tecnologie etc i lavori di ricostruzione vennero fatti e ultimati in breve tempo e oggi, invece, i cantieri sono anche infiniti? E poi magari si scopre l’infiltrazione mafiosa per cui invece del cemento armato hanno usato la sabbia di fiume (per dire)? Per tacere poi della violazione delle più basilari norme di sicurezza per cui è un continuo bollettino di operai che perdono la vita?

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