OTTO MARZO – FESTA DELLA DONNA

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ALCUNI ESEMPI DI DONNE VERONESI PARTIGIANE

FLAVIA MAZZALI, nacque a San Giovanni Lupatoto il 6 dicembre del 1924 in una famiglia contadina e morì a Verona il 21 gennaio del 2010.
Per mantenere sé e il marito (che non poteva farsi vedere in giro), Flavia lavorò come operaia;  ma con il nome di battaglia Katia, conservò il suo impegno nella Resistenza locale.
All’insaputa dei famigliari, nascose nella loro casa le armi sottratte ai tedeschi e ai fascisti.
Come staffetta, andava in bicicletta tra San Giovanni Lupatoto e Verona e, non di rado, proseguiva sino a Vicenza.
Il 23 aprile 1945 fu direttamente attiva negli scontri alle porte della città, sino alla Liberazione.
È stata ufficialmente riconosciuta dalla Commissione Regionale Triveneta “partigiano combattente”.

ANNA POZZANI UGOLINI, nome di battaglia Katia, nacque a Caprino Veronese nel 1925 e morì a Fumane nel 2018.
Era la maestra elementare della frazione fumanese di Manune.
Con la scusa di tornare a Caprino dai genitori, trasportava i messaggi dei partigiani di Fumane alla famiglia Marchesini, che rappresentava il collegamento con le formazioni patriottiche che operavano sul Monte Baldo.
Il battaglione partigiano Aquila, di stanza sul Monte Baldo, era comandato da Tarcisio Benetti e da Vittorio Ugolini, che poi sposò.
Il suo ultimo compito di staffetta, fu quello di consegnare alle formazioni del Baldo il messaggio dell’insurrezione del 25 aprile e l’ordine di attaccare i tedeschi e di liberare i paesi della zona.
Finita la guerra, sino a quando la sua salute glielo permise, Anna Pozzani raccontò le sue esperienze di staffetta partigiana nelle scuole.

MATILDE LENOTTI ORNA, nacque a Verona nel 1921 e morì a Verona nel 2013.
Prima e durante la guerra insegnò Materie letterarie alla Scuola di avviamento professionale agrario a Nogara.
Dopo l’8 settembre aiutò in vari modi parecchi militari sbandati e procurò loro vestiti borghesi per facilitarne la fuga.
Scoperta ad aiutare a fuggire l’amico antifascista Giovanni Dusi, Matilde fu arrestata e rinchiusa alle Casermette di Montorio, con tante altre donne.
Le loro condizioni erano problematiche, dormivano sdraiate per terra, con solo qualche coperta.
Erano le mogli, le mamme, le nonne e le sorelle degli antifascisti e dei partigiani ricercati.
Così raccontò Matilde: “È stato allora che dissi a quelle povere donne: Quando andremo fuori, io racconterò questa storia. Ho mantenuto la parola, l’ho scritta e l’ho pubblicata su “Verona Libera”.

MARIA STECCANELLA nacque a Cazzano di Tramigna il 29 gennaio del 1898 e morì a Tregnago nel 1989.
Uno dei fratelli era il sindaco socialista di Cazzano di Tramigna.
La famiglia Steccanella era antifascista e Maria non mascherò mai la sua avversione nei confronti del duce e del suo partito.
Tutto questo provocò la dura reazione dei fascisti che costrinsero la sua famiglia a chiudere la trattoria che rappresentava la maggior fonte di reddito.
Maria aveva conseguito l’abilitazione magistrale e insegnava alle scuole elementari del suo paese, di Bolca e di Cogollo di Tregnago.
Nel 1926 si laureò in Lettere a Padova ma, per le persecuzioni fasciste ebbe pesanti difficoltà nell’insegnamento e fu spesso costretta a fuggire lontano da Verona ed anche in Francia.
Solo nel 1943 poté riprendere l’insegnamento.
Sostenne e partecipò alla resistenza nelle valli del Tramigna e dell’Alpone.
Aiutò soldati e partigiani, fornendo loro un rifugio sicuro anche se temporaneo.
Tra questi, anche i sopravvissuti all’assalto al carcere degli “Scalzi” per liberare Giovanni Roveda nel luglio del 1944.
Si dedicò agli studi e alla produzione letteraria.

LISETTA DAL CERO,  nacque in una famiglia modesta a Monteforte d’Alpone nel 1918, e morì a Verona nel 2002.
Fu una donna coraggiosa e determinata, che partecipò attivamente alla Resistenza contro i nazi-fascisti.
Nel 1941 si laureò in fisica e, poco tempo più tardi, si unì al fratello Luciano, il famoso comandante “Paolo”, nella costituzione delle prime formazioni partigiane veronesi.
Nel novembre del 1943, durante l’operazione di polizia fascista che mise fine al primo CLN di Verona, fu arrestata e incarcerata.
Liberata, continuò a partecipare a numerose operazioni pericolose e, in seguito all’uccisione del fratello Luciano, venne eletta comandante della Brigata Manara.
Ricevette la medaglia di bronzo al valor militare.

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